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Con Gadamer e De Martino di fronte alla catarsi aristotelica; al cuore dello spirito barocco, fra meraviglia e metodo, con Sabbatini e Descartes; Diderot e Lessing fra diegesi e mimesi; Hegel e Kierkegaard che leggono e reinterpretano Antigone, ponendosi - con Bachofen, Engels e Nietzsche - alle radici del dramma moderno di Ibsen e di Strindberg: il filo che collega questi saggi è la fitta interferenza estetica tra filosofia e drammaturgia, ma l'anima del filo è l'irradiazione costante del teatro classico nel pensiero e nell'immaginario scenico.